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Boschi and Guidoboni, 2001

Boschi E., Guidoboni E., 2001. Catania terremoti e lave dal mondo antico alla fine del Novecento. INGV-SGA, Bologna, 414 pp.

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Abstract

Da quasi cinque anni Catania è un oggetto di studio della comunità scientifica italiana e questo libro, che raccoglie i risultati di una specifica ricerca condotta nel 1997- 99, vuole essere un contributo alla conoscenza della pericolosità sismica di questa città. Dopo l’importante progetto del Gruppo Nazionale Difesa dai Terremoti (Fac- cioli 1999; Faccioli e Pessina 2000) questo studio mette a disposizione i dati di base riguardanti gli effetti dei terremoti a Catania, ampliando il dettaglio a scala di edifìcio, e analizzando il contributo delle varie scosse al quadro del danno. Questo studio su Catania è iniziato dopo la pubblicazione della seconda edizione del Catalogo dei Forti Terremoti in Italia dal 461 a.C. al 1990 (CFTI, Boschi et al. 1997) con l’obiettivo di approfondire attraverso nuove ricerche gli effetti sismici a Catania. Per quanto riguarda i terremoti di maggiore interesse per Catania, qui analizzati in dettaglio anche nel loro quadro territoriale (1169, 1542, 1693, febbraio-marzo 1818, 1848, 1990), sono stati ricalcolati i parametri, integrando il metodo automatico di calcolo, usato per il CFTI, con altri elementi che caratterizzano le aree di effetti di questi terremoti.

L’obiettivo di conoscere in dettaglio la sismicità di Catania ha richiesto una lettura storica della città in un’ottica di lungo periodo, tenendo conto dei particolari caratteri del suo sviluppo urbano, di cui l’andamento della popolazione, sintetizzato nel grafico di fig.i, suggerisce elementi importanti per l’interpretazione e l’uso dei dati storici sugli effetti dei terremoti. Come si può infatti rilevare, la crescita della popolazione e l’estensione dell’area urbana si sono mantenute nei secoli piuttosto stabili, e hanno avuto una forte crescita solo a partire dalla metà del Settecento. Ma a partire dagli anni Sessanta del Novecento la particolarità dello sviluppo urbano di Catania rivela una complessità che non si può evincere direttamente dal grafico. Infatti, la crescita della superficie urbana si è accompagnata a spostamenti di popolazione del centro verso altri assi di sviluppo (nuove aree periferiche о comuni limitrofi), causando uno svuotamento di popolazione in alcune parti della città e quindi aree di abbandono e di degrado edilizio: elementi che incidono ovviamente nella risposta sismica della città a futuri terremoti.

Abbiamo iniziato questo studio dalla città antica, presentando non solo una sintesi delle conoscenze e dei problemi che emergono dalla storiografia antichistica, ma attingendo anche alle fonti archeologiche, attraverso i lavori disponibili nelle pubblicazioni. L’obiettivo era di indagare su eventuali indicatori sismici ed è stata perciò presa in esame tutta la letteratura archeologica riguardante Catania. Lavorando su questa letteratura è emerso che moltissimi reperimenti archeologici noti non avevano ancora avuto una visualizzazione in mappe urbane, che rendessero ragione, per fasi storiche precise, della loro localizzazione: era infatti ancora la carta di Holm (1925) il punto di riferimento. La densità di tali reperimenti archeologici nel tessuto urbano ci ha suggerito di localizzare queste persistenze “sotto” Catania: è infatti evidente il senso “geotecnico” di questo dato, che rimanda ai caratteri delle sottofondazioni. Le informazioni archeologiche hanno generato tre mappe urbane inedite (periodo greco, periodo romano e periodo bizantino), che potrebbero essere ulteriormente arricchite se si rendessero disponibili i dati riguardanti centinaia di scavi urbani eseguiti negli ultimi trent’anni e ancora non pubblicati. Ma già così, le tre mappe archeologiche qui presentate costituiscono un contributo originale di questa ricerca. Allo stato attuale delle conoscenze non abbiamo individuato indicatori sismici per la città antica. Questo non porta ad escludere di per sé l’accadimento di un terremoto distruttivo, ma rileva piuttosto uno stato immaturo della ricerca archeologica, che necessita di nuovi dati e di accurate analisi stratigrafiche. Alcuni scavi in corso della Soprintendenza Archeologica di Catania sembrano andare in questa direzione, mettendo in luce importanti crolli non ancora conosciuti.

Il percorso diacronico ha sollecitato a mettere a punto le conoscenze riguardanti anche la città medievale: è stato quasi sorprendente rilevare che questa fase storica risulta assai meno studiata e meno conosciuta di quella antica. Anche in questo caso fonti scritte, fonti archeologiche e studi storiografici sono stati utilizzati per delineare una sintesi fruibile dal punto di vista sismico: com’era la città di Catania quando fu così estesamente danneggiata dal terremoto del 1169? Quanto era grande e come era costruita? Questo sforzo di delineare il contesto materiale urbano, ha evidenziato che queste domande sono in parte ancora disattese dalla ricerca archeologica e storica locale. Tuttavia, l’analisi qui condotta non si è limitata a presentare una mera sintesi delle conoscenze che offre l’attuale letteratura medievistica: nel delicato rapporto fra ipotesi della tradizione storiografica e critica delle medesime, è emersa qualche ipotesi nuova, che potrà essere riscontrata con ulteriori studi e segna comunque un’apertura al dialogo fra i diversi punti di vista, da cui può essere analizzata la storia di Catania.

In questa particolarissima storia sismica urbana, gli effetti territoriali dei terremoti non fanno solo da “sfondo”: è infatti importante vedere la città nello scenario più grande degli effetti sul territorio, rilevare dove sono localizzati gli epicentri dei terremoti che l’hanno colpita, l’ampiezza delle aree danneggiate. Questi elementi, qui evidenziati nelle mappe degli effetti dei terremoti analizzati in dettaglio, non hanno solo un immediato significato sismologico, riguardante soprattutto i nuovi parametri calcolati, ma qualcosa aggiungono anche alla conoscenza delle congiunture economiche che investirono Catania e i paesi colpiti, e che possono spiegare ricostruzioni affrettate e povere, danni non о male riparati.

L’analisi storica delle ricostruzioni dopo un terremoto distruttivo in epoca pre-con- temporanea ripropone sempre, infatti, le difficoltà dei mercati locali a reperire manodopera e materie prime, quando la levitazione dei prezzi assumeva, come inevitabilmente accadeva, forme incontrollate. È quindi anche sul versante della storia economica e sociale che i dati qui presentati potranno essere recepiti.

Catania è stata in questi anni un laboratorio di ricerche e di sperimentazioni, si può dire un caso unico fra i paesi dell’area europea e mediterranea, in cui i livelli di pericolosità sono confrontabili. Catania è un caso di studio di rilevante portata anche metodologica: se si pensa che spesso la vulcanologia non si incontra con la sismologia, chi studia Catania sa invece che è impossibile ignorarsi. Infatti, la lunghissima vita di Catania sul vulcano più esteso e più alto del Mediterraneo, e uno dei più attivi del mondo, testimonia una storia urbana particolare, in cui le lave hanno interagito con lo sviluppo della città orientando о bloccando alcune direttrici di sviluppo, variando nel tempo anche la risposta sismica di diverse parti della città stessa.

Di questa complessa vicenda urbanistica la presente ricerca ha elaborato alcuni aspetti centrali e un bilancio delle conoscenze sulle eruzioni che hanno interessato Catania in epoca storica. Si tratta di un settore di studio sul quale l’INGV ha aperto nuove ricerche già a partire dall’anno in corso, di cui si delineano qui i problemi precipui e alcuni dati nuovi. In particolare, è presentata l’analisi diacronica della lunga e imponente eruzione del marzo-luglio 1669, che riplasmò parte della città e ne cambiò profondamente molti caratteri economici e sociali pochi decenni prima del terremoto del gennaio 1693. Sul famosissimo terremoto del 1693, del quale esiste una assai ricca letteratura storiografica, questa ricerca aggiunge dati inediti su due versanti: quello strettamente sismologico, con una nuova analisi delle scosse; e quello edilizio e architettonico, mettendo a disposizione l’elenco dettagliato degli edifici danneggiati con una valutazione di alcuni elementi qualitativi della ricostruzione. Riguardo al primo aspetto, occorre rilevare che precedentemente erano note le due scosse del 9 e 11 gennaio, di cui erano già stati valutati i valori di intensità per i due scenari diversificati di effetti. È infatti a partire dalla prima edizione del Catalogo dei Forti Terremoti in Italia (Boschi et al. 1995) che di queste due scosse fu pubblicata l’elaborazione sismologica: per la prima scossa erano state valutate con i gradi di intensità 26 località, ora 30, e per la seconda, quella più distruttiva, 179 località. Quegli scenari territoriali hanno poi aperto a non pochi ricercatori ipotesi nuove per la conoscenza geofisica di questo grande evento della Sicilia orientale. In quest’ulti- ma fase di ricerca, grazie al reperimento di nuove fonti e ad analisi di maggior dettaglio, è stata messa in luce una terza scossa, che precedette di circa 4 ore quella dell’11 gennaio delle ore 13:30 GMT. Benché di minore intensità, e quindi più “nascosta” e sfuggente nei testi stessi dei contemporanei, questa “nuova” scossa è stata ora valutata per 9 località. È inoltre qui messo a disposizione l’elenco delle numerosissime scosse attestate dalle fonti a partire dal gennaio 1693 fino al 1696. Il significato geofisico di questi dati non è irrilevante e potrebbe sollecitare altre ricerche.

Riguardo al secondo aspetto, quello edilizio e architettonico, questa ricerca ha teso a mettere in evidenza elementi scarsamente esplorati dalla storiografia, anche quella più recente: ossia la qualità della ricostruzione a Catania, l’uso e la collocazione delle macerie, i condizionamenti economici e culturali che, al di là del grande progetto, hanno materialmente caratterizzato la città “nuova”, creando da subito nuove vulnerabilità.

In questo studio, gli scenari sismici di Catania hanno un carattere di gravità decrescente: infatti, dopo i terremoti del 1169,1542 e 1693, Catania è stata interessata da alcuni altri eventi sismici (1818, 1846, 1848, 1990) che hanno causato alla città un impatto modesto о leggero: ma la localizzazione degli effetti urbani ha comunque un rilevante significato per la risposta sismica della città, per osservare propagazioni, persistenze, anomalie. Se si sovrappongono le mappe urbane elaborate, si rileva infatti che nel centro storico c’è un settore in cui gli effetti sismici appaiono costantemente enfatizzati: è il cuore più antico della città. Ma oltre questi strumenti cartografici, sono qui messi a disposizione anche i dati relativi agli effetti sull’edilizia storica specialistica (chiese, palazzi, monasteri, bastioni ecc.): si tratta complessivamente di 146 edifìci, i cui danni sono attestati da fonti autorevoli. Oltre ai citati terremoti, altri nove eventi sismici sono stati oggetto di studio: in particolare quelli del 1352, del 28 marzo e 22 aprile 1846. Si tratta di terremoti che finora avevano suscitato una assai scarsa attenzione da parte della storiografìa e della sismologia, ma la cui analisi ha aggiunto altri elementi per la valutazione della pericolosità sismica di Catania.

Questo studio ha messo in evidenza inoltre che i maremoti possono essere per Catania un rischio forse sottovalutato: i dati descrittivi e le carte dovranno poi essere valutati con altri strumenti da parte di chi deve stimare la sicurezza urbana e programmare misure adeguate.

Nell’ultima parte del volume è presentato un caso di studio riguardante la storia costruttiva di una chiesa di Catania, quella dei Benedettini di S.Nicolò l’Arena: questo studio è stato sviluppato dalla SGA all’interno dei programmi della Regione Siciliana, Ufficio del Genio Civile di Catania, che ringraziamo nella persona dell’ing. Tullio Martella, per la disponibilità a convergere in questa pubblicazione. Tale convergenza, oltre all’evidente contiguità tematica, è dovuta anche al fatto che i ricercatori che hanno svolto la ricerca appartengono allo stesso gruppo di lavoro. Questa parte dello studio consente di rilevare, in una continuità di metodo e per uno stesso contesto urbano, come possano essere concretamente applicati i risultati della ricerca storica all’analisi strutturale di un edificio per migliorarne la conservazione e la sicurezza in area sismica.

Nell'archivio ci sono In the archive there are 20 terremoti provenienti da questo studio: earthquakes considered from this study:


   
molto grandiextra large
   
grandilarge
   
medimedium
   
piccolismall
   
molto piccolivery small
non parametrizzatinot determined
falsifake
 

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  DataDate    Area epicentraleEpicentral area    MDPs   Imax  EQ in
EPICAv1.1
EQ in
EPICAv1.1
Riferim. in
EPICAv1.1
EPICAv1.1
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1169 02 04Sicilia orientale  9  10    
1542 11 30 18 40Val di Noto  3  SD  
1542 12 10 15 15Siracusano  29  10    
1693 01 09 02Val di Noto  30  8-9    
1693 01 11 09 30Sicilia orientale  9  5-6    
1693 01 11 13 30Sicilia orientale  185  11    
1693 02 23Modica  1  6  
1693 04 01 07 50Sicilia orientale  4  6  
1693 04 17 19Val di Noto  4  D  
1693 05 12 13 20Modica  2  7  
1693 05 27 05Sicilia orientale generico  1  SD  
1693 07 08 17 50Monti Iblei  7  6  
1693 08 24Area etnea  3  SD  
1694 05 16Acireale  7  6-7  
1696 04 20 12Modica  2  6-7  
1818 02 20 18 15Catanese  128  9-10    
1818 03 01 00 04Monti Iblei  24  7-8    
1846 03 28 16Mar Egeo  16  5    
1846 04 22 19 45Catania  9  6-7    
1848 01 11Augusta  41  8-9