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Molin et al., 2002

Molin D., Rossi A., Tertulliani A., Verrubbi V., 2002. Studio della sismicità dell'alto Bacino dell'Aniene (Appennino centrale - Italia) e catalogo sismico di area. Quaderni di Geofisica, 24, Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV), Roma, 85 pp.

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Abstract

In seguito al Convegno "ANIENE '97 - Ambiente e Territorio dell'alta Valle. Stato attuale delle conoscenze e prospettive di Gestione e Sviluppo" (Subiaco, 10-12 dicembre 1997), al quale hanno partecipato enti locali, regionali e nazionali, sono state condotte presso l'Istituto Nazionale di Geofisica (ING), il Servizio Sismico Nazionale (SSN) e il Dip. Ambiente dell'ENEA indagini e ricerche per definire in modo dettagliato la sismicità dell'area corrispondente all'alta valle del fiume Aniene, precisamente alla parte di bacino imbrifero a monte di Roviano. Tale area, situata sull'Appennino laziale immediatamente ad ovest del confine con l'Abruzzo, ricade quasi per intero nel settore orientale della provincia di Roma ed in piccola parte in quella di Frosinone; comprende i territori dei comuni di Affile, Agosta, Anticoli Corrado, Arcinazzo Romano, Arsoli, Bellegra, Camerata Nuova, Canterano, Cervara di Roma, Filettino, Jenne, Marano Equo, Rocca Canterano, Rocca Santo Stefano, Roiate, Roviano, Subiaco, Trevi nel Lazio e Vallepietra. L'alto Aniene e situato in prossimità di importanti aree sismogenetiche dell'Appennino centrale (Fucino, Aquilano, Frusinate), ma al suo interno non sembra abbiano avuto origine terremoti di elevata magnitudo (M≥6), come risulta dal Catalogo parametrico dei Terremoti italiani (Gruppo di Lavoro CPTI, 1999). La distribuzione delle Massime intensità macrosismiche osservate nei comuni italiani (Molin et al., 1996) indica per l'area valori compresi tra l'VIII ed il IX grado della scala macrosismica Mercalli-Cancani-Sieberg (MCS, 1930), valori che risultano, nel contesto dell'Italia centrale, intermedi tra quelli decisamente elevati della fascia mediana della catena appenninica, uguali o superiori al X grado MCS, e quelli più modesti delle aree situate all'interno del litorale tirrenico laziale, generalmente non superiori al VII grado MCS. I termini litologici affioranti nell'alto bacino dell'Aniene sono afferibili a diverse unità paleogeografiche; schematizzando, nella parte orientale dell'area (Monti Simbruini) sono presenti litologie legate a facies di piattaforma carbonatica di età compresa fra il Trias superiore e parte del Cretacico superiore, mentre nella parte occidentale (Monti Ruffi) affiorano termini in facies di transizione e di bacino del Miocene medio. Tra queste due unità paleogeografico-strutturali affiorano, soprattutto nella parte meridionale dell'area, depositi silicoclastici del Miocene medio-superiore (Damiani, 1992). L'evoluzione geodinamica neogenico-quaternaria, a partire dal Messiniano, ha iniziato a coinvolgere il settore di catena in cui ricade l'area considerata mediante una strutturazione polifasica in thrust embricati sequenzialmente verso NE, ossia a vergenza nord-orientale (Bally et al., 1986), a cui ha fatto seguito una tettonica distensiva, ad andamento NW-SE (Salvini e Storti, 1992; Cavinato et al., 1992). Durante l'ultima importante fase tettonica compressiva, avvenuta nel Pliocene inferiore, si sono verificati importanti sovrascorrimenti con vergenza orientale. Le unità sabine, già strutturate in senso appenninico dalle precedenti fasi compressive, vengono spinte verso E fino ad accavallarsi sull'edificio carbonatico della piattaforma laziale-abruzzese. La linea lungo la quale e avvenuto il sovrascorrimento delle unità bacinali sulle unità di piattaforma e nota in letteratura come linea Olevano-Antrodoco. Questa separa due domini strutturali ben diversi ed ha un'importanza primaria sull'assetto geometrico della catena. Malgrado ciò, la linea Olevano-Antrodoco assume un carattere secondario nella dinamica della strutturazione della catena appenninica, in quanto essa si e attivata, o quantomeno ha avuto una ripresa, in tempi successivi alla strutturazione della catena a thrust messiniana, dando origine a thrusts fuori sequenza (Cipollari e Cosentino, 1992). La tettonica distensiva, alla quale si deve la disarticolazione dell'edificio a falde strutturatosi durante le fasi compressive, e ancora attiva ed e responsabile della sismicità che si osserva nell'alto Bacino dell'Aniene e nelle aree limitrofe. Inoltre, questa tettonica ha determinato l'assottigliamento della crosta lungo la fascia tirrenica favorendo la risalita, a partire dal Pleistocene medio, del magma che ha generato il distretto vulcanico Albano; questo si trova immediatamente ad W dell'area studiata ed e caratterizzato da una sismicità tipica delle aree vulcaniche. Le indagini e le ricerche di sismologia hanno portato alla compilazione di un catalogo sismico per scosse di origine locale di ogni intensità e tipologia e all'esame dei principali terremoti di origine esterna, precisamente di quelli che hanno prodotto danni in almeno un centro abitato dell'Alto Aniene, raggiungendo quindi come minimo intensità di V-VI grado MCS. Nel complesso, i dati raccolti hanno permesso di definire con buona attendibilità i caratteri della sismicità dell'area e di comprendere, considerando anche aspetti geologici, le probabili cause di alcuni forti ed anomali risentimenti sismici osservati all'abbazia di Santa Scolastica, situata nei pressi di Subiaco.

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